La mente è come alcune pubblicità: ingannevole.

Si era trasferita da Napoli dopo aver perso il lavoro, un dei tanti. Sì perché, dopo laureata, Giulia di lavori ne aveva fatti diversi e nessuno in linea con gli studi fatti, e che studi...Giulia si era laureata in Lettere, che in questo posto del mondo rappresenta un suicidio certificato dal punto di vista lavorativo. Basta, decise di prendersi una pausa di riflessione, altrove, in un posto dove la lentezza fosse una virtù. Si era resa conto di come una città come Napoli fosse vorace di velocità e che con il suo essere caotica faceva di tutto per rallentarle la vita. E' un rallentamento, non è lentezza.
Il rallentamento è imposto, mette ansia, non ti permette di gustarti il tempo. La lentezza è una scelta, un modo per prendersi tempo dai giorni, invece che concederlo. La lentezza è un concetto di qualità, ti permette di osservare i particolari, di studiarli, di coglierne le differenze. La lentezza non la devi inseguire, viaggia accanto a te. Giulia era libera ma non trovava la libertà.

Giulia si era trasferita a Sant'Agata de Goti, in provincia di Benevento. Un città "piccolo paradiso", come ebbi modo di sentire da un ragazzo di Napoli, anche lui insediato a Sant'Agata de Goti e dove è riuscito a mettere in piedi un locale caratteristico, una via di mezzo tra un pub inglese ed un agriturismo. Giulia aveva scelto Sant'Agata perché in occasione di un visita culturale era rimasta colpita di come fosse straordinariamente diversa la vita in quel posto, nonostante stesse dislocato a pochi chilometri da Napoli ed a pochissimi da Caserta, quest'ultima non certo conosciuta come meta della tranquillità.

Il monolocale arredato stile rustico era quello che cercava. In autunno inoltrato il borgo si svuota dei turisti che arrivano da fuori, la scelta è ampia. Gira tra le stradine strette, chiede, legge, qualche telefonata, finalmente ne trova uno. In una corte, due rampe di scale, unico ambiente con angolo cucina e divano letto. Mancava solo il camino ed era perfetta. In compenso vi era installata un bellissima stufa a pellet di ultima generazione, una di quelle che quando vanno a regime ti sembra di stare alle Hawaii per il così tanto calore che sprigionano. Ok, affare fatto. Giulia lo prende.

Il monolocale aveva due finestre, una che affacciava nella verde vallata sottostante il borgo e l'altra che guardava nel terrazzino di una graziosissima abitazione.

Giulia ritrova l'armonia, l'equilibrio, inizia ad assaporare la leggerezza dei giorni che passano e ormai quel posto sembra suo, lo sente dentro, sembra che avesse vissuto sempre lì.

Resta ore ad osservare il panorama, prima la vallata e poi il borgo. Ed è proprio il borgo, in particolare il terrazzo difronte che la incuriosisce. Più che per la visione è per quella musica che ogni sera, verso le 22, fuoriesce da una stanza con luce soffusa, quasi buia. Una musica profonda, di una piacevole malinconica.

Resta ad ascoltare per diversi giorni, solo quella  musica, nemmeno l'ombra di persone. Eppure qualcuno ci deve essere. Uno almeno che suona quel pianoforte c'è. Una mattina Giulia si sveglia prima del solito e dalla sua finestra intravede una persona uscire dal quella casa, è un uomo, in giacca e cravatta, un bel uomo.

Giulia resta in casa tutta la giornata per aspettare il rientro di quell'uomo affascinante e distinto. Ma niente. Si fa tardi, sembra strano, forse è partito (o ripartito). Mah...Sono le 21 e si intravede una luce accendersi lì proprio sul terrazzo difronte. Giulia si precipita alla finestra e lo vede, è lui. Per giorni quell'uomo esce di mattina presto, rientra la sera tardi e alle 22 il pianoforte inizia a suonare.

Così Giulia si convince e con la scusa di aver un problema alla sua auto, una di quelle mattine, quasi all'alba, scende in strada e ferma quell'uomo per chiedere informazioni per raggiungere un meccanico in zona. L'uomo dice di avere un amico che potrebbe aiutarla, ma al momento deve scappare a lavoro ed al rientro le avrebbe fatto avere il numero di telefono.

Sono le 20,30 e l'uomo rientra. Bussa al campanello di Giulia e la invita a venire a casa sua per poterle lasciare il numero di telefono del meccanico. Giulia inizia ad avere il batticuore, un misto di belle sensazioni mescolate con un'innocua paura. Quelle scale sembrano non finire mai. L'uomo è gentile, cordiale. Nella testa di Giulia vi è il caos. Arrivano sul terrazzo, l'uomo apre la porta, Giulia entra e lì vicino al camino vede un pianoforte enorme con un uomo sulla sedia a rotelle che lo suona, era il compagno.

Antonio Pascarella