Un racconto fatto con i piedi


29 settembre 2012, ore 17:00, un sabato abbastanza caldo rispetto alla media. Dalla finestra vedo il dondolare delle foglie, per un attimo ho la sensazione di un clima fresco. Ho deciso, scendo!
Le scarpe di sempre, no che io non le abbia mai cambiate, ma nel senso che uso lo stesso modello della stessa marca dello stesso numero, quelle di sempre, appunto. Di corsa per le scale, dieci metri di cortile e sono nel viale. Sono anni che corro, eppure sole o pioggia, ad aspettarmi sul balcone delle due ultime case c’è sempre qualcuno.

Le definisco “guardiane con il registro” per la posizione logistica delle loro abitazioni, ma soprattutto perché sono sempre lì come se annotassero entrate e uscite. Superato il checkpoint m’inoltro in quella che quando ero piccolo veniva chiamata “viarella” (strada piccola) ed è lì che eseguo qualche esercizio di stretching. Azzero il cronometro e via con il mio allenamento. Il percorso è interamente pianeggiante, misura 2,4 km al giro e solitamente faccio 3-4 giri. La strada dove corro viene chiamata “via nova” (strada nuova), che nuova ormai non lo è più perché costruita un po’ di anni fa.
Praticando da anni questo sport ho imparato a riconoscere il livello di allenamento delle persone che incontro. Beh, la prima cosa che colpisce è la stazza: una persona marcatamente in sovrappeso molto probabilmente non corre da molto tempo. Il secondo indizio tipico è l’abbigliamento: se incontri una persona correre in piena estate con il keeway, sotto il sole, sei al cospetto di un gesto di disperazione. Altro indizio sono le scarpe: uno che corre con le “superga” o simili non solo ti fa capire che non è allenato, ma che probabilmente è la prima volta che corre in vita sua. Poi ci sono i centometristi alla Fantozzi: parcheggiano l’auto, 100 metri a manetta, polmoni a otto bar di pressione, fiatone, poi 7 minuti a passeggio e se tutto va bene li rivedi l’anno successivo. Infine, quelli che non sono allenati li riconosci dal fatto che corrono a testa bassa, come se stessero cercando qualcosa o come se volessero nascondere la loro condizione di allenamento. E se li conosci fanno fatica a salutarti.
L’altra faccia della medaglia sono quelli che vengono definiti i “Top Runners”: li riconosci grazie al fatto che li vedi tutti i giorni, anche per due volte al giorno, variano il tipo di allenamento alternando percorsi lunghi a ripetute e simulazioni gara. Inoltre  i top runners hanno una caratteristica sociale che li contraddistingue: mentre tutti gli altri a fine allenamento scappano via, loro si trattengo a dibattere sulle prestazioni, gare, e del Napoli Calcio. Sono “presi”, come si usa dire.
Poi ci sarebbero quelli che appartengono alla categoria “corri molto correrai poco, corri poco correrai molto”, ma di questi parlerò magari in un altro post.

Antonio Pascarella